15 dicembre 2021
Il Mais? Cattura 7 volte la CO2 prodotta
La discussione sulla sostenibilità in agricoltura non può prescindere dal ruolo virtuoso esercitato dal comparto nella compensazione delle emissioni nocive di CO2: per esempio il mais, coltura principe dell’areale lombardo e bresciano, riesce ad immagazzinare nei residui colturali lasciati a terra una quantità di carbonio pari a sette volte quella prodotta. Un dato presentato dal professor Amedeo Reyneri dell’Università di Torino alla nona edizione del convegno “Agricoltura Conservativa: dalla teoria alla pratica”, organizzato al Centro Fiera del Garda di Montichiari da Condifesa Lombardia Nord-Est e dedicato al tema “Agrotecniche Sostenibili: quale futuro per il mais”.
“Ancora una volta nel nostro tradizionale appuntamento di fine anno siamo tornati ad occuparci della filiera del mais per evidenziare il ruolo che l’agricoltura, soprattutto quella conservativa, riveste nel contrasto ai cambiamenti climatici – ha detto il presidente del Condifesa Giacomo Lussignoli -. Ma anche per ribadire il valore di una filiera distintiva caratterizzata a monte dal mais, quella cioè di un settore zootecnico tipicamente lombardo che riveste un ruolo di primo piano nel panorama delle eccellenze made in Itali. La congiuntura impone una profonda conoscenza delle tecnologie in campo per arrivare ad una gestione consapevole, adeguata e resiliente mantenendo inalterata redditualità e qualità delle produzioni”.
Da qui l’adesione al progetto Mais Domani, realizzato con l’Informatore Agrario, che nel corso del 2021 ha visto la realizzazione nell’azienda zootecnica Angelo Visini di Comezzano Cizzago (BS), socio di Condifesa, di quattro isole specifiche (Genetica e Concia, Diserbo, Nutrizione, Densità di Semina) in cui sono state sperimentate le tecnologie più avanzate presenti sul mercato con l’obbiettivo di elaborare un protocollo per produrre granella di mais sostenibile non solo dal punto di vista economico ma anche da quello ambientale.
I risultati del primo anno di sperimentazione, presentati a Montichiari da Massimo Blandino e Amedeo Reyneri dell’Università di Torino, sono molto positivi. Nella sua relazione, il professor Reyneri ha evidenziato che questi sforzi vanno ad inserirsi in una prospettiva comunitaria i cui obbiettivi di sostenibilità porranno senza dubbio nell’immediato futuro grandi e sempre più significative sfide all’agricoltura. Importante tuttavia per il comparto riuscire a comunicare anche gli aspetti positivi del proprio operato, come per esempio il sorprendente dato sulla “cattura” di carbonio da parte del mais.
Coltura che quindi, ha spiegato Massimo Blandino dell’Università di Torino, in Italia è caratterizzata ormai da qualche anno da una marcata perdita di competitività, con una riduzione costante delle superfici che ha fatto perdere al Paese l’autosufficienza dei primi anni 2000 (oggi importiamo circa il 50% del fabbisogno nazionale). Per recuperare posizioni, ha sottolineato Blandino, sarà importante saper misurare l’efficienza degli interventi adottati per produrre un mais migliore e più sostenibile senza che questo si traduca in una perdita di redditività. “Perchè senza sostenibilità economica – ha detto il presidente Lussignoli – un’azienda è costretta chiudere e questo chiude le porte a qualsiasi altro tipo di sostenibilità”.
Nel corso della mattinata si è anche discusso di uso sostenibile dei prodotti fitosanitari del mais con Beniamino Cavagna, del Servizio Fitosanitario di Regione Lombardia, mentre nella sua relazione l’agronomo Giovanni Campagna ha individuato le principali problematiche e i fattori limitanti nella gestione delle malerbe del mais, alla luce sia delle limitazioni previste che del trend negativo imposto dai cambiamenti climatici ad un aumento di temperature che nell’ambito del mais complica ulteriormente le cose.
Al convegno anche il saluto del vicedirettore Coldiretti Brescia Mauro Belloli, che ha sottolineato il valore fondamentale di queste iniziative di formazione per perseguire “un miglioramento nell’approccio alla sostenibilità che consentirà a lungo termine di difendere anche la redditività delle produzioni”.